Restauro, uno strano mondo.
- TRESHTAURO
- 18 dic 2018
- Tempo di lettura: 2 min
Giorgia Nalin

Il restauratore non è un individuo, simile a un topo da laboratorio, che lavora chiuso in una stanza con una luce soffusa, lontano dal mondo moderno. Niente è più lontano dalla verità.
E neanche un pallone gonfiato che si vanta del suo lavoro credendosi un supereroe. Okay, forse un po’ sì.
Un restauratore ha a che fare tutti i giorni con opere eterogenee, che possono avere le più svariate caratteristiche. Ovviamente, a seconda di queste, si eseguiranno diversi tipi di restauro. Per esempio, una tela, opera bidimensionale, necessiterà di un luogo protetto.
E se le opere fossero monumentali?
Generalmente quando si parla di opere monumentali, si fa riferimento a manufatti lapidei.
Come fare? Vista l’impossibilità di spostare, per esempio, una facciata monumentale di oltre 15 m, si ricorre al montaggio e smontaggio di ponteggi.
E se le opere avessero caratteristiche impervie?
Le torri, le facciate monumentali, i monumenti e le cupole, possono avere altezze rilevanti, o avere una struttura architettonica che rende difficile il montaggio e lo smontaggio di ponteggi.
Vista l’impossibilità del restauratore di possedere delle ali, negli ultimi tempi è stato praticato il restauro in quota. Un tipo di intervento che permette di lavorare in altezza con restauratori specializzati su restauri su fune con un sistema di ganci e linee vita.
I restauri sono effettuati su funi e piattaforme aeree per un intervento che restringe i tempi, senza impatto estetico sulla città.

Un esempio è il restauro effettuato al Castelletto Finale Ligure. Il restauro in quota è stato effettuato senza usare impalcature, su fune, con maestranze specializzate in possesso di tutte le certificazioni a norma di legge.
Per mettere in sicurezza il muro di contenimento a questo scopo è stata progettata una linea vita ad hoc per l’ancoraggio delle funi in modo tale da consentire il passaggio delle corde senza gravare sulla struttura.
Per predisporre il passaggio delle funi sono stati creati dei piccoli fori di 20 mm, che sono stati chiusi con la malta di calce idraulica al termine dei lavori di restauro.

La superficie del Castelletto è stata pulita. Tutte le fessurazioni, fratturazioni e cadute degli strati di intonaco sono state riparate.
Per ultimare i lavori di restauro sono stati applicati prodotti pigmentati a pennello sulle superfici in muratura.


E se le opere fossero sommerse?
Numerosi reperti sono stati ritrovati nei fondali di distese di acqua. Alcuni sono stati recuperati e avviati a un restauro eseguito in laboratorio. Un esempio celebre sono i Bronzi di Riace.
Altri, essendo immobili, necessitano di interventi in situ. Il povero restauratore perciò ha dovuto adattarsi alla situazione, effettuando veri e propri restauri subacquei, che hanno salvaguardato e riportato in luce opere di formidabile valore. Come una delle Villae Martimae che si trovavano lungo le sponde del Lacus Baianus. Gli interventi, eseguiti dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, sono stati effettuati in più fasi, che hanno riguardato la pulitura, la disinfestazione delle patine di natura algale, stuccature con malte sperimentali.
Forse un po' supereroi ci siamo, no?
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