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RESTAURATORI IN TRASH-CRISI

Aggiornamento: 21 dic 2018

Uno studio racconta le loro abitudini più segrete



Alexandru Vlad Hristodor


1.Colleghi restauratori durante la pausa. Portale d'ingresso del palazzo Verità Montanari - Verona.


Vi siete mai chiesti quali sono le strane e imbarazzanti abitudini dei giovani restauratori? Una domanda, la cui risposta si cela in alcune interviste raccolte all'interno dell’Accademia di Belle Arti di Verona, in cui studiano e lavorano.









La sua figura


Abitualmente lo studente restauratore opera nell'ombra più assoluta all'interno delle mura accademiche. La sua figura rimane oggigiorno arcana, in quanto lui trova stimolo in ogni ambito o mestiere. Pensando al restauratore, forse, lo si può paragonare a una piccola ma determinata formica che malgrado le difficoltà e la sua non considerevole grandezza conta sull'aiuto di altri suoi simili, elaborando così una complessa rete operativa. Ogni giorno vede le prime luci dell’alba, incalzando la curiosità e il dovere in un continuo processo fisico-mentale, rinfrescando la personale conoscenza e sperando in un futuro lavorativo sempre più ideale che reale. Un frangente della sua vita lo vive da studente, spesso troppo invaso da ansie e paure legate a un semplice disinteresse collettivo e di routine che è sempre più acceso presso l’Accademia di Belle arti di Verona. In questo ambiente i restauratori, oggi in minoranza, sopravvivono fino a tarda sera sparsi qua e là, tra corsi pratici e teorici. Malgrado le responsabilità lavorative, affronta anche le realtà quotidiane non facili e scontate e si trova spesso in conflitto con sé stesso.







Una tipica giornata


Lo studente restauratore si sveglia molto presto. La sua giornata inizia con 4/5 ore di sonno alle spalle e con altrettante sveglie rimandate. Si veste con le prime cose che trova nell'armadio. Spesso la sua vita è una corsa contro il tempo: si ritrova ad avere qualche buco nel portafoglio e sceglie una colazione fatta in casa negli ultimi 5 minuti che gli restano prima di prendere al volo l’autobus.


Qualche ora più tardi sente di avere ancora fame e quindi decide di fare una seconda colazione, questa volta magari offerta da qualche suo collega caritatevole. Finalmente affronta i corsi e la giornata a testa alta. Alle 8:00 è già in Accademia, luogo in cui studia e lavora da cinque anni. Oltre ai corsi teorici, affronta con spensierata delizia i laboratori, che sono i suoi preferiti. In questo modo condivide esperienze lavorative intense come i cantieri estivi, in cui cresce in una sorta di Piccola Fraternità.


Prima di accingersi a salire sul ponteggio dove solitamente opera, si libera dei suoi abiti civili e indossa con orgoglio la sua tuta dal caratteristico colore bianco. Poi sfoggia il suo kit personale di attrezzi indispensabili. Ama liberare le sue ansie e la sua mente elaborando una nuova malta o una nuova ricetta di un qualche solvente. E' questo che appagherà le sue aspettative ed amplierà la sua visione verso un futuro da restauratore, e meno da persona frustrata.


Vengono scambiati anche momenti di chiacchiera e di routine. Di certo la battuta non manca mai. In cantiere si lavora continuamente e con molta serietà ma mentre alcuni professori trattengono la loro rigidità lavorativa, altri tendono a smorzare i toni. Senza qualche episodio buffo da raccontare sarebbe una monotonia totale, proprio come il sole che il frustrato restauratore intravede proprio lì fuori. Predilige l’oscurità rispetto alla luce, poiché quest'ultima spesso ne modifica la visione dei singoli colori e la loro percezione. Il suo umore muta con facilità tra orgoglio e irrequietezza, ma nonostante la sua duplice polarità rimane vigile. Insomma diciamocela tutta, proprio una strana creatura! Nel frattempo un collega fischietta ossessivamente una vecchia canzone alpina e ne ricolloca le parole. Ed ecco che tra una stuccatura e un consolidamento è già ora di pranzo.


C'è chi prende la giornata al volo, con un bel sorriso e che si prepara il pranzo la sera prima tra voglia di vivere e interessanti libri da sfogliare. Ovviamente, per risparmiare sui costi del cibo, il tirchio restauratore sceglie di sfoggiare le sue abilità culinarie impressionando i suoi colleghi. Sono quasi tutti coetanei, ad eccezione di alcuni che hanno iniziato un po’ dopo questo percorso.



12.Lavori notturni di un restauratore frustrato- Verona.

Arriva la sera e con essa il compito di sistemare la propria postazione di lavoro. La testa comincia a essere pesante e pian piano la bocca non si connette più con il cervello, rifugiandosi come in uno stato di ubriachezza. Le otto ore da studente accademico cominciano a farsi sentire.


Il tragitto in autobus per il ritorno lo si trascorre dormendo, lasciandosi alle spalle la giornata e la città insieme alle persone che la popolano.


Il frivolo destino del pendolare.


Un’avventura fantastica!




Il volenteroso restauratore, una volta arrivato a casa sano e salvo, potrebbe pensare di sistemare il suo diario di cantiere o gli appunti della giornata, ma ecco che all'improvviso la sua mente rimane investita.


L’impatto è violento!


Vuole solo togliersi le scarpe e collassare a pancia in giù sul divano in morbido tessuto damascato, rigidamente vintage, ma ecco che un pensiero da persona responsabile lo assale… Preparare il pranzo per il giorno dopo! Piano piano inizia a interagire con le persone che abitano insieme a lui. Poi, dopo due ore dal suo arrivo a casa e i pensieri in costante aumento, decide di dedicare del tempo a sé stesso: le sue notti sono travagliate da incubi e prove da superare.


Sogna spesso.

Sogna molto.

Sogna il suo lavoro.


Sempre.






Manie e paure


Esistono momenti in cui l’anima del restauratore è irrequieta, ogni soluzione di riposo sembra non essere efficace. I suoi sogni ne sono la prova: intricati sogni influenzati da ciò che vive durante il giorno. Il suo mondo è spesso invaso da paure legate al fatto di non essere mai abbastanza, sommerso da manie compulsive accentuate durante gli anni di frequenza in Accademia. L’amore per l’ordine di alcuni, per il disordine di altri. Una costante malattia del terrore quotidiano che lo portano ad essere escluso ed esorcizzato da molti suoi simili. Non tutti condividono. I cassetti aperti della sua mente, così come quelli del suo laboratorio sono spesso in conflitto con il suo modo di vedere le cose. Le simmetrie, gli appunti in ordine e i numeri dispari sono il suo pane quotidiano!





Racconta la sua esperienza Giulia Passerini, studentessa del corso di restauro pfp2 presso l’Accademia di Belle Arti di Verona al quinto anno.




Hai sviluppato qualche mania durante il tuo percorso formativo?



"Sì e no. In base a cosa sto facendo…


Ci sono delle volte in cui sono molto più ansiosa e quindi molto spesso faccio fatica ad addormentarmi o faccio dei sogni molto strani, influenzati da quello che ho vissuto durante il giorno.


Tantissime manie che avevo prima si sono accentuate durante questi anni di frequenza.


Sono maniaca di tutte le cose che sono simmetriche e di conseguenza mi danno molto fastidio le asimmetrie.


Mi danno super fastidio i cassetti aperti nel laboratorio o dove ci sono armadi aperti o anche ante aperte. Mi fanno diventare pazza… Di solito faccio il giro di tutti i laboratori e chiudo tutte le ante degli armadi.


Se devo prendere delle salviette per pulire qualcosa devo prenderne tre alla volta.


Un'altra cosa che mi dà molto fastidio sono le persone che scrivono sui miei appunti, quando normalmente scriviamo sul diario di cantiere o delle lezioni. Se qualcuno scrive sul mio foglio, molto spesso lo butto via e lo riscrivo.


Nonostante questo non ho mai pensato di cambiare studio o lavoro. Il lavoro del restauratore comprende anche avere molte responsabilità, quindi molto spesso mi sono ritrovata ad avere delle ansie abnormi soprattutto con determinati docenti.

Per esempio se devo fare delle cose laboratoriali, quindi magari cose più inclini ai corsi in cui non sempre sai bene cosa devi fare perchè sono argomenti che non hai mai affrontato, rimane sempre un po' quell'ansia, quella paura di dire 'Oddio sto facendo un danno…'.

Allora inizio a sudare e non so bene cosa fare, anche perché le persone che mi stanno intorno pensano che io stia avendo un ictus.


Principalmente inizio a sudare tantissimo anche durante la notte quando sono da sola o inizio a ripensarci ripetutamente. Faccio molta fatica ad addormentarmi.


Penso sia una costante che rimarrà sempre nel nostro lavoro, quindi bisogna imparare a convivere con queste paure che alla fine sono un po’ condivise da tutti i miei colleghi. Nonostante questo, però, la soddisfazione che si prova osservando un lavoro ben fatto, soprattutto sapendo la fatica che un'opera può richiedere, non ha prezzo. Ed è per questo che non cambierei il mio percorso con nessun altro."




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