top of page

Sostenibilità ambientale e restauro: Metodi a confronto

La sostenibilità ambientale e un argomento molto dibattuto: dall’industria dell’auto alla cosmetica ogni giorno si utilizzano prodotti tossici per l’ambiente. E nel restauro?


Matilde Bazzotti




Durante un restauro, dalla pulitura al consolidamento, il restauratore si vede costretto a usare prodotti pericolosi sia per se stesso che per l’ambiente. Se per l’uomo, però, sono stati inventati moltissimi sistemi di protezione, finora nessuno si è preoccupato di brevettare una maschera da far indossare all’ambiente!


Il restauro dei Giardini vaticani: uso degli oli essenziali. Prima e dopo la pulitura.

Per far fronte a questo problema la ricerca nel campo del restauro è cresciuta molto negli ultimi anni.

Pensiamo agli oli essenziali, hanno sicuramente un buon profumo, il restauratore oltre a usarli per profumarsi prima del lavoro, ha iniziato a vederli come ottimi biocidi che lavorano nel completo rispetto dell’opera, dell’ambiente e della persona, per esempio nel restauro delle sculture dei Giardini Vaticani iniziato nel 2017 sono stati usati perché riducono i biodeteriogeni ma intervengono a livello fisiologico e non patogeno, gli oli essenziali hanno permesso di eseguire i lavori in maggiore sicurezza, riducendo al minimo l’impatto ambientale.

Un altro metodo “bio” che è stato sperimentato per la prima volta nel 1970 a Londra, riguarda l’utilizzo di certi microorganismi che molto spesso si rivelano abili restauratori. Le operazioni in cui i microorganismi riescono a sostituirsi ai metodi chimici sono la pulitura e il consolidamento attraverso degli “impacchi biologici”.


Dvulgaris Micrograph - il batterio mangia sporco!

Il primo biorestauro effettuato in Italia nel 2004. Ha interessato l’affresco Conversione di S. Efisio e battaglia di Spinello Aretino a Pisa. Qui il degrado principale era causato da una colla animale, applicata durante un vecchio restauro, che stava danneggiando la superficie. Sono stati testati molti prodotti classici per la rimozione, ma l’unico ad aver funzionato è stato un batterio che, in parole povere, si é mangiato la colla! In questo modo il problema è stato risolto in totale rispetto dell’uomo e dell’ambiente.

Questo caso è stato solo il primo: da allora solo in Italia sono stati eseguiti centinaia di restauri usando metodi alternativi, anche su opere firmate da artisti famosi come Michelangelo (la Pietà Rondinini) e su alcuni dipinti della Galleria Farnese a Roma. Per altro questi microorganismi potrebbero anche essere usati come consolidamento: alcuni batteri sono difatti capaci di produrre dei cristalli di calcite come conseguenza del fenomeno di biomineralizzazione.

Tutti questi metodi dovrebbero essere sviluppati a tal punto da sostituire quasi completamente (dove possibile) i metodi tradizionali più tossici. Il problema è che tutti questi casi di restauro sono fini a se stessi: vengono sperimentati come ricerca, ma nessuno ha ancora avviato un business per cui il restauratore possa comprare un chilo di batteri così facilmente come un sacco di sabbia.



Comments


Follow us

  • Grey Instagram Icon
  • Grey Facebook Icon

© 2023 by The New Frontier. Proudly created with Wix.com

bottom of page